L’altra sera, mentre “spippolavo” sul mio social prediletto (Instagram ndr), ad un certo punto ho esclamato: “ma è la mia foto!” In bella mostra sul Corriere. E si, la foto in questione è una delle millemila fatte per “IL LIBRO DELLE CHEESECAKE” per Gribaudo/Feltrinelli Editore. L’ho intercettata sulla pagina di Gabriele Principato, giornalista del Corriere e poi ho letto anche il suo bellissimo pezzo. Beh, mi sono commossa. Perchè, se è vero che quando costruisci tanti libri – a proposito, al momento sono a quota 51 – diventa un lavoro come un altro – sicuramente più affascinante di altri, ma pur sempre un lavoro – a volte capita che dei libri ti entrino dentro, ti rapiscano. Sei talmente soddisfatta del risultato finale che, vederli andare con le proprie gambette, ti fa allargare il cuore.
E’ questo uno dei pochi casi. La fiducia di Gribaudo nel lasciarmi carta bianca, tira fuori il meglio di me e il lavoro diventa un divertimento. Ritorna la passione travolgente.
Così, ho deciso che sarebbe stato bello trasportatvi in questo mondo delle cheesecake e inaugurare un hastag ad hoc #illibrodellecheesecake per domandarvi, se avrete voglia di acquistare il libro, di pubblicare una fotina su Instagram o Facebook con la vostra ricetta preferita e taggarmi. Voglio proprio sapere cosa vi colpisce maggiormente, che “desiderio” vi trasmette il libro, di dolce o salato…. ah si, dimenticavo, non si parla di sole ricette dolci, tantomeno di classiconi che si possono trovare in rete. In questo libro ci sono delle idee straordinarie e talmente ben spiegate che è impossibile sbagliarne una.
Scrive Gabriele Principato:
Grandi equivoci accompagnano l’universo delle cheesecake. «È puramente un dolce». «L’hanno inventata gli americani». Due pensieri comuni, ma sbagliati. Letteralmente «torta di formaggio», questo piatto non è nato di recente negli Stati Uniti come credono molti (anche se oggi la versione più celebre è la «New York cheesecake», con i suoi colorati frutti di bosco a decorazione) e non è per forza un dessert: ne esistono numerose versioni salate. Anche d’autore. L’origine di questa torta — normalmente composta da una base di pasta compatta e una farcitura di crema morbida di formaggio fresco arricchita con aromi e altri ingredienti — risale a quasi tre mila anni fa. La prima versione di cui si ha notizia venne preparata in Grecia addirittura in occasione della prima Olimpiade. Correva l’ottavo secolo avanti Cristo. A esportarla dalle terre elleniche furono poi i Romani. E col tempo queste preparazioni presero piede e si diffusero prima in Europa e poi nel mondo. In Giappone si presentano spumose e soffici e non contengono biscotti. In Somalia base e crema vengono mischiate. In America Latina si prepara con la marmellata. E in Italia? Qui si usa la tipica ricetta newyorkese, cruda o cotta, realizzata non solo dolce, ma anche e soprattutto salata. Non del tutto una novità. Ne preparava una versione singolare — agli inizi della sua carriera da cuoco a San Francisco nel ‘97 — Alessandro Borghese, oggi star televisiva con programmi come «4 ristoranti». Era realizzata frullando pane nero ai cereali per la base e prevedeva per la farcitura formaggio fresco, crema di piselli, cipolle rosse e aceto balsamico. Se fino ad oggi, però, chi voleva avventurarsi in cucina fra queste semplici e fantasiose creazioni salate doveva affidarsi alla fantasia, adesso basta trarre consigli da «Il libro delle cheesecake» della pasticcera Martina Tribioli, edito da Gribaudo. Metà del testo è dedicata proprio alle varianti gastronomiche, con e senza cottura.
C’è, ad esempio, «L’affumicata», da cuocere in forno. Una base di burro e cracker sbriciolati. Una crema di formaggio fresco spalmabile in cui amalgamare un uovo, latte, parmigiano, un pizzico di sale e della maizena setacciata. E una colorata copertura di trota affumicata, origano e cubetti di cedro candito. Oppure la «Pugliese», senza cottura e quindi perfetta per l’estate. Taralli e friselle frullati e amalgamati con burro fuso per la base. Sopra una crema di burrata, ricotta e gelatina, con un po’ di sale e pepe, da far riposare in frigo almeno quattro ore. E infine una copertura di olive pugliesi dal sapore amaro, pomodori secchi, pomodorini freschi e fettine di capocollo.
La cheesecake è anche ………. Per leggere tutto l’articolo andate QUI
Capite perchè poi una si emoziona? Se si scomoda il Corriere a pubblicarmi una foto e a raccontare del libro…. la lacrimuccia scappa!
Allora, fiondatevi in libreria o sui soliti noti: Amazon, Ibs, Feltrinelli, chiedete de “Il libro delle cheesecake” e gustatevi ogni singola pagina, ogni ricetta, ogni sfumatura. Poi ripassate di qui, o di là e fatemi sapere!
A presto!
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